Qualsiasi cosa fatta per senso del dovere (ovvero=per paura di una conseguenza dannosa come una sanzione o punizione), è qualcosa che ci pesa tantissimo fare ed ha conseguenze dannose sul nostro umore.

 

Sento continuamente caregiver di persone con Alzheimer o altre demenze che mi dicono: “devo farlo io, non c’è nessun’altro. Devo fare la spesa, DEVO lavarlo, Devo intrattenerlo, Devo sorvegliarlo, ci sono solo io, se non lo faccio io, chi lo fa? Ecc…”.
Segue a questa sfilza di DOVERI anche una sfilza di persone piene di frustrazione, cioè persone che si sentono e addolorate per la perdita del proprio tempo e della propria vita e che si sentono impotenti rispetto a questo dato di fatto.
Devono farlo. Non c’è alternativa.
Per quanto tenti di convincerle che hanno operato e continuano ad operare una scelta, continuano a vedere solo un dovere.

Ho una domanda per te!

Sei un caregiver per dovere o per scelta?

Rispondere a questa domanda farà un’enorme differenza:
– sul livello del tuo stress percepito
– sulle possibilità di aiuto che sarai in grado di mobilitare
– sulla qualità della relazione con la persona che accudisci

Questo articolo è la mia risposta a questa domanda e ti aiuterà sicuramente a riflettere e a dare la TUA di risposta.

È vero che esiste una legge che impone ai figli di occuparsi dei loro genitori anziani e fragili, e una legge che impone ai coniugi di occuparsi l’uno dell’altro. Cioè per legge non possiamo abbandonare marito/moglie oppure i genitori anziani in difficoltà al loro destino. Dobbiamo contribuire almeno economicamente a partire dagli alimenti fino ad arrivare a provvedere tutta l’assistenza necessaria. Ci sono sanzioni economiche e si arriva fino alla reclusione per abbandono di incapace.

E allora la scelta dov’è?

Mi faccio aiutare da una metafora!

Immaginiamoci di stare di fronte ad un semaforo rosso. Siamo di fronte ad un grosso incrocio molto trafficato, con molte macchine che vanno ad alta velocità. Non ci sono vigili e non ci sono telecamere. Potrei passare ma…Scelgo di fermarmi comunque al rosso.
Perché mi fermo? È un obbligo?
È una legge, certo.
Ma non mi fermo per paura della sanzione, non ci sono vigili né telecamere. E allora perché mi fermo?
Mi fermo perché non voglio essere investito da una di queste 50 macchine che sfreccia veloce in questo incrocio. Scelgo di fermarmi perché tengo alla mia vita.

1. E qui viene operata la prima scelta.

Dietro ad ogni caregiver che dice “non posso abbandonarlo, devo accudirlo” non c’è tanto la paura di una sanzione o di essere messi in galera.
C’è piuttosto un senso dell’etica e nella maggior parte dei casi (cioè di figli e coniugi che si sono voluti bene), si sceglie di accudire per AMORE.
Ma ammettiamo che il caregiver con cui stiamo parlando ci dica che non c’è amore, c’è solo un dovere nei confronti dello stato e lui, obtorto collo, esegue ciò che la legge dice.

2. Allora qui ecco una seconda possibilità di scelta: come voglio assolvere ai miei doveri?

Questo come non è da sottovalutare.
Il COME cambia completamente la qualità di vita del caregiver.
Lo stato non dice che coniugi e figli devono lasciare le proprie vite per dedicarsi completamente all’altro.
Eppure i caregiver lo fanno, si dimenticano sé stessi, si caricano di pesi eccessivi, si ammalano e poi dicono che sono costretti.
Non voglio dire che non ci siano situazioni di una tale scarsità di risorse economiche e sociali che vedere anche solo una piccola possibilità di scelta è una chimera.
Nella maggior parte dei casi, tuttavia, ci sono tantissime possibilità di scelta rispetto al “come accudire”.

  • A casa o in istituto?
  • Di persona o con l’aiuto di una badante?
  • Con una badante o deleghiamo tutto a due badanti?
  • Coinvolgo i familiari con ripetuti tentativi o mi fermo al primo rifiuto?
  • Gestisco io la spesa, la casa, le finanze e la salute o richiedo un amministratore di sostegno che tuteli e se ne occupi?
  • Faccio tutto da solo o mi faccio aiutare da un assistente sociale?
  • Rinuncio completamente alla mia vita oppure continuo a fare le mie cose occupandomi anche un po’?

E così via all’infinito.
È vero che molte di queste scelte sono basate su una disponibilità economica ma l’amministrazione di sostegno è gratuita ad esempio; così come l’aiuto degli assistenti sociali del proprio municipio. La possibilità di attivare una rete di sostegno informale e volontaria, cioè gratuita, è concreta.

Ma per poterlo fare lo dobbiamo immaginare. E per immaginarlo prima dobbiamo renderci conto che non siamo OBBLIGATI, che non è un DOVERE, esserci sempre, completamente, h24, 365 giorni l’anno.

Il dovere è non abbandonare.

La scelta è sul COME procedere nell’accudimento e da quale distanza negli anni che dura la malattia.

Ognuno in cuor suo farà le sue valutazioni in base alla distanza che “desidera” e che “sceglie” di tenere.
In base alle disponibilità economiche e in base alle risorse socio assistenziali che riesce ad attivare.
Ma è bene tenere presente che un caregiver obbligato è frustrato, cioè si sente addolorato e impotente e va rapidamente incontro a depressione.
Un caregiver che sceglie è un caregiver che si impegna, fatica a mobilitare risorse, ma tutto quello che fa lo fa perché lo SCEGLIE. Ne consegue che migliora la relazione con l’assistito (dal quale non si sente intrappolato) e di sicuro si sente maggiormente padrone della sua vita, più vitale e con un umore migliore.

E Dio solo sa se ci serve di essere di buon umore negli anni in cui un nostro caro si ammala di Alzheimer!!!

Cristina Vigna

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